La pandemia in America Latina: il caso di Guayaquil

by Julio Echeverria, The Diagonales supervisor, Ecuador

L’espansione globale di Covid 19 lascia il segno nelle diverse regioni del pianeta. Lo stesso virus acquisisce espressioni diverse in ogni regione geografica, interagisce con specifiche condizioni ambientali naturali e costruite e genera diverse risposte sanitarie e di politica pubblica.
L’America Latina è entrata tardi nella pandemia, ma è diventata rapidamente una delle principali fonti di contagio a livello globale. La prima città ad essere colpita è stata Guayaquil, in Ecuador. Perché la malattia ha imperversato in questa parte del continente e come si possono riconoscere le sue caratteristiche in altre realtà latinoamericane? Ecco alcune riflessioni per spiegare il fenomeno.

Origine e percorso del Covid 19.
Si può dire che il Covid 19 è un prodotto urbano. La pandemia nasce in una città di oltre 11 milioni di abitanti e si trasmette ad alta velocità in altre città d’Europa e del mondo, creando una rete urbana di contagio). Non è una pandemia rurale, anche se ha origine dall’impatto dell’urbanizzazione sulle foreste primarie e nella caccia e il consumo di animali selvatici. La cosiddetta “zoonosi” si trasmette sfruttando lo spazio favorevole offerto dall’agglomerazione urbana. Due dimensioni che sono all’origine e nella trasmissione del virus entrano in gioco con la pandemia: l’effetto sull’ambiente, determinato dall’urbanizzazione accelerata che invade le foreste e la natura selvaggia; e il carattere degli agglomerati urbani, che diventano lo spazio propizio per la sua espansione a livello globale. (J. Echeverría, 2020) Questa dimensione ci rimanda alla realtà dei collegamenti tra città e paesi, tra popoli ed economie, che si riflette nell’intensa dinamica delle migrazioni e dei flussi di popolazione.     
Inizialmente localizzata nella cittá di Wuhan in Cina, progressivamente si diffonde fino a diventare una pandemia difficile da controllare. I forti legami della Cina con l’Europa sono alla base della velocità con cui l’epidemia entra inosservata in paesi come Germania, Italia, Spagna, e da lì si diffonde al resto del pianeta. Questi legami di origine millenaria si sono rafforzati in questi ultimi decenni, soprattutto a partire dalla crisi finanziaria del 2008, quando le dinamiche del capitalismo hanno intensificato la tendenza alla delocalizzazione dei processi produttivi verso i paesi del terzo mondo, alla ricerca di una maggiore capacità competitiva dovuta al basso costo del lavoro e alle scarse normative ambientali. Grazie a queste catene di valore delocalizzate, si crea la piattaforma perfetta per la connessione virale.
La globalizzazione come fenomeno contemporaneo, è evidente anche nei forti legami tra i paesi dell’America Latina e quelli europei; oltre ad essere tradizionalmente paesi che esportano materie prime, ora sono anche paesi che esportano manodopera; l’Europa è diventata un’importante destinazione per le migrazioni dall’America Latina. L’Ecuador è certamente uno dei Paesi di questo continente con i più intensi e permanenti rapporti di immigrazione con l’Europa, in particolare con la Spagna e l’Italia, dove la presenza della pandemia è stata molto grave.

Il percorso del Covid 19 in America Latina

La presenza di COVID 19 ha avuto un grave impatto sull’economia globale e sulla rete di interconnessioni che si era costruita in tutto il mondo. Il virus interrompe le catene di valore delocalizzate influenzando il sistema di transazioni e la mobilità delle risorse dell’economia. La pandemia colpisce in grado diverso i tre mega-settori dell’economia globale: la produzione di materie prime, la produzione manifatturiera e i servizi. L’impatto finisce per interessare le catene di produzione che le configurano, alle diverse scale delle economie locali e nazionali (R. Baldwin.2018).
Con la messa in discussione del modello di sviluppo economico, il virus mette in allarme anche le condizioni insostenibili delle forme di agglomerazione urbana, che finiscono per diventare spazi adatti ad ospitare la letalità virale e ad espanderla a livello globale. È probabile che eventi come questa pandemia possano ripetersi. Il coronavirus accelera le tendenze già previste, verso l’affermazione di radicali trasformazioni nei paradigmi di pianificazione e occupazione del territorio.  

Il virus e la sua diffusione nella città latinoamericana

Ci è voluto un po’ di tempo perché il virus raggiungesse l’America Latina. Mentre il focolaio dell’infezione era in Cina, mentre si espandeva in Europa, non sono stati identificati casi nella regione. La situazione è cambiata quando l’epidemia è diventata attiva nei paesi europei con i quali la regione mantiene intensi interscambi. Se le strategie di contenimento selettivo erano inizialmente in grado di funzionare, la velocità dell’infezione minacciava e in molti casi superava la capacità dei sistemi sanitari. In queste condizioni, in quasi tutti i paesi sono state adottate strategie di “distanziamento sociale”, con il confinamento come misura di contenimento più efficace.
Il confinamento comporta il brusco contenimento delle attività economiche non indispensabili al mantenimento delle condizioni basiche di sopravivenza, l’effetto che esso ha sull’economia aggrava le già precarie e complesse condizioni precedentemente esistenti. Questi possono essere visti più chiaramente nelle bidonville e nei sobborghi delle grandi agglomerazzioni urbane.
Secondo l’ultimo studio della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL) sugli impatti economici della COVID 19, l’America Latina registrerà un calo del 5,3% della sua economia entro il 2020, un aumento del 4,4% dell’indicatore di povertà e un aumento del 2,5% della povertà estrema. In termini reali, se nel 2019 la regione contava 189 milioni di poveri, nel 2020 questa cifra sale a 214,7 milioni; mentre la popolazione in condizioni di povertà era di 67,5 milioni, nel 2020 questa cifra sale a 83,4 milioni.

Il caso di Guayaquil, il primo epicentro della pandemia in America Latina

La crescita accelerata e disastrosa della pandemia a Guayaquil può essere un caso paradigmatico di studio di quanto sta accadendo in altre città della regione, che come questa, sono caratterizzate dalla presenza di enormi contrasti: un’elevata segregazione socio-spaziale, con sviluppi residenziali generalmente chiusi, con standard di vita e di consumo propi delle economie avanzate, e periferie urbane, con servizi di base precari, sovraffollamento e povertà. Con 2,7 milioni di abitanti, Guayaquil disputa a Quito (la capitale), il carattere della città più popolata del paese. La sua struttura socio-spaziale è altamente disuguale. Mentre città come Quito o Cuenca hanno una copertura di servizi di base superiore al 95%, l’accesso all’acqua potabile a Guayaquil non supera il 65%. Da oltre tre decenni la sua gestione urbana, si basa su un modello che privilegia la “rigenerazione urbana”, intesa come recupero di importanti spazi pubblici in termini di architettura e sicurezza, rispetto a strategie sostenibili di inclusione sociale.

Tra aprile e maggio 2020, Guayaquil ha sperimentato la crescita esponenziale dei casi di Covid 19, rilevati inizialmente a marzo. Una insufficiente operazione di controllo epidemiologico aveva trascurato i viaggiatori infetti che arrivavano dall’Europa, sia come turisti che come migranti ecuadoriani in visita alle loro famiglie. 
A Guayaquil, la velocità con cui il virus si è diffuso ha superato la capacità di contenimento del sistema sanitario. Le statistiche delle infezioni in relazione al numero di abitanti e al numero di decessi in un breve periodo di tempo, sono tra le espressioni più allarmanti di Covid 19 a livello globale. Guayaquil è passato da 19 casi confermati il 14 marzo a 1.397 il 30 marzo e a 6.921 il 20 aprile.
La velocità con cui si è verificato l’aumento dei casi è stata molto più elevata rispetto al resto del paese e all’America Latina. All’inizio di maggio, Guayaquil rappresentava il 62% dei casi. Il 5 maggio, l’Ecuador era in cima alla lista dei paesi con il maggior impatto del coronavirus, misurato come numero di casi per milione di abitanti.
La particolarità e la specificità del caso di Guayaquil sembrerebbe risiedere, tra altre cause, nella combinazione con malattie virali pre esistenti nel territorio. Nel corso del 2019, la regione ha subito una forte epidemia di febbre Dengue, che ha prodotto più di 3 milioni di casi. Nell’aprile 2020, il Ministero della Sanità Pubblica dell’Ecuador aveva individuato 6941 casi di dengue a livello nazionale, in contrasto con gli 8414 casi individuati nel corso del 2019. L’ipotesi che sembra consolidarsi è che Guayaquil abbia sperimentato una “sindemia”, cioè la confluenza di molteplici epidemie, in particolare Covid 19 e Dengue. (J. Coloma, U.Berkeley, 2020). La possibilità di collegare questa condizione con ciò che accade in altre realtà relativamente simili è immediatamente evidente. Quando è arrivato Covid 19, in altre città dell’America Latina erano attive malattie come la Zika, la Chicungunya e il morbillo (https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-52383340).

Deceduti a Guayaquil: comparativi 2019-2020Fonte: Direzione Generale del Registro Civile

La combinazione di epidemie virali preesistenti come Il Denge o il tifo, a cui si aggiunge la malattia di Covid 19, ha finito per generare una vera e propria bomba virale. Le condizioni sanitarie precarie, la acuta segregazione sociospaziale, configurano ció che potremmo chiamare per Guayaquil, come una sorta di “agglomerazione urbana patogena”.

operatore sanitario a Guayaquil-Ecuador, 24 aprile.

Come il fenomeno di Guayaquil viene replicato in altri paesi della regione.
Il drastico confinamento, le misure di rafforzamento del sistema sanitario riescono a controllare l’impatto iniziale; a maggio, il numero dei morti è sceso drasticamente, da 11376 in aprile a 2350 in maggio, un dato che registra la statistica storica dei morti a Guayaquil. In tanto, altre città latinoamericane cominciavano a mostrare un avanzamento incontrollato della malattia. Un confronto tra i dati registrati il 5 maggio e quelli del 31 maggio mostra come i casi stiano aumentando drammaticamente in paesi come Brasile, Perù e Cile, sia in termini assoluti che in proporzione alla loro popolazione.

Evoluzione della pandemia nei paesi sudamericani (tra il 5 e il 31 maggio)
Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità

Il confronto mostra che l’Ecuador ha affrontato precocemente la presenza del virus, forse per la sua stretta relazione con l’Italia e la Spagna. Nel resto del continente, le infezioni accelerano in aprile. I casi in Brasile, Perù e Cile sono particolarmente preoccupanti. Grandi metropoli come San Paolo (circa 22 milioni di persone), Lima (circa 9 milioni di persone) e Santiago (più di 7 milioni di persone) sono colpite dalla pandemia, ma anche città dell’Amazzonia (Iquitos, Leticia, Manaus, tra le altre), dove convergono i confini di Brasile, Perù e Colombia. In tutti questi casi, la caratterizzazione della agglomerazione patogena sembrerebbe essere valida, più chiaramente se si osserva la gravità delle infezioni in Amazzonia, dove la gravitá letale potrebbe essere attribuita, come è successo a Guayaquil, alla confluenza del coronavirus con altre epidemie tropicali, come il Dengue e lo Zika.

Linee di interpretazione dell’evento di Guayaquil
Dal punto di vista urbanistico, l’agglomerazione patogena le cui caratteristiche potrebbero valere per Guayaquil e per diverse città latinoamericane, è caratterizzata da un’elevata indistinzione tra mercato, spazio pubblico e spazio privato, in condizioni di acute asimmetrie e segregazione socio-spaziali. La vita di strada diventa un nodo o un asse dove convergono da transazioni mercantili, generalmente di carattere informale, a forme di vita in cui coesistono l’intimità dello spazio privato, con gli incontri propri dello spazio pubblico, il che riproduce l’esclusione, la povertà e la precarietà.
In condizioni di questo tipo la linea della reclusione o del confinamento è impraticabile, lasciando come unica via, il migliorare a breve termine le prestazioni del sistema sanitario, mentre procede l’immunizzazione ‘di gruppo o di gregge’, ma ad un costo molto elevato di vittime. 

L’evento di Guayaquil solleva diverse linee di analisi.
La modalità della globalizzazione de-localizzata appare come dimensione causale del tipo di agglomerazione patogena, la quale ha influenzato l’alta letalità e velocità del contagio. Questo tipo di sviluppo configura una modalitá di agglomerazione e definizione dello spazio pubblico, che conduce a mettere in discussione le attuali modalità di densificazione urbana, come principio guida della pianificazione urbanistica e della costruzione delle cittá. Guayaquil si é dimostrata come una cittá globale, ha subito per prima in América latina la presenza della pandemia, sicuramente perche in questa città si svela di modo piú chiaro le diseguaglianze e asimetrie di un modello globale di produzione e consumo, che distrugge l’ambiente naturale e genera sistematicamente inequità e disuguaglianze. Queste situazioni creano un ambiente urbano di alta vulnerabilità. 
L’impatto di covid 19 ci costringe a ripensare le condizioni dello “stare insieme” e la forma stessa della socialità, così come è stata concepita in contesti di crescita accelerata dell’urbanizzazione di massa. Il caso di Guayaquil ci porta a pensare alla necessità di modelli urbani che combinino, in modo più adeguato, i processi di rigenerazione urbana con strategie di inclusione economica che riducano la precarietà e l’informalità. Porta a ripensare il destino dell’urbanizzazione come costruzione del habitat, la riconfigurazione delle relazioni tra campagna e città, la ridefinizione dello spazio pubblico come luogo di incontro e socializzazione; la realtà delle abitazioni e dei servizi, come spazi e strutture predisposte per la resilienza e il contenimento dei rischi.

NOTE

R. Baldwin, 2018, La grande convergenza, Il Mulino, Bologna.
CEPAL, 2020, https://www.cepal.org/es/publicaciones/45602-informe-impacto-economico-america-latina-caribe-la-enfermedad-coronavirus-covid.
J. Coloma, U Berkeley, 2020 https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-52383340.
J. Echeverría, 2020, Coronavirus e globalización. https://www.diagonales.it/coronavirus-y-globalizacion/.


Una versione di questo articolo è stata presentata al colloquio: “Come sara la città dopo il Covid 19?“, organizzato dall’Universitá degi studi di Ferrara, il 06 maggio 2020.


Julio Echeverría è sociologo e professore presso l’Universidad Central del Ecuador (Quito). È specializzato in analisi politica e istituzionale, sociologia della cultura e urbanistica. Recentemente ha pubblicato due articoli sull’argomento, “Coronavirus e globalizzazione” e “La pandemia come disturbo simbiótico”, entrambi apparsi sulla rivista The Diagonales.