Youngsters, extremism & radicalization

by Carmine Rodi Falanga*, Italy –

L’ultimo spot della SAS (Scandinavian Airlines) ha fatto molto discutere per il suo messaggio giudicato “aggressivo e globalista”. Il video di 2 minuti e 42 secondi, dal titolo “What is truly Scandinavian?” (Che cosa è davvero scandinavo?) ha generato un’ondata di proteste e ha immediatamente polarizzato la discussione, non solo nei paesi dell’Europa del Nord. La SAS, sentendosi sotto attacco, ha dapprima sospeso i commenti sul suo canale Youtube, poi ha ritirato il video, infine (dopo appena un giorno) ha pubblicato una nuova versione decisamente “più corta e pulita”.

Cosa c’era di così offensivo?La SAS aveva lanciato la sua strategia di comunicazione We are travelers già nel 2014, puntando sul fatto che il viaggio è sempre stato al centro dello stile di vita degli scandinavi. Ma questa volta ha deciso di alzare la posta mettendo in diretta discussione le identità nazionali.

Il video contestato

C’è da dire che lo spot aveva un taglio molto provocatorio. Apriva con la domanda “Cosa è davvero scandinavo?” e offriva come risposta “Assolutamente niente. Tutto è copiato”. Per poi presentare una serie di concetti di cui gli scandinavi sono orgogliosi – democrazia, congedo parentale, mulini a vento, biciclette, mobili da assemblare, liquerizia e perfino (orrore!) le polpette – che in realtà sarebbero stati importati dall’estero.

La parte costruttiva era nella seconda parte: “Prendiamo tutto quello che ci piace nei nostri viaggi all’estero, lo modifichiamo un poco e… voilà. È una caratteristica unica della Scandinavia. Viaggiare nel mondo ci ispira a pensare in grande, anche se siamo piccoli, perché ogni volta che usciamo dai nostri confini aggiungiamo colori, innovazione, progresso. […] In un certo senso, la Scandinavia è stata portata qui un pezzo alla volta dalla gente comune che ha trovato le cose migliori della nostra casa, lontano da casa”.

Il problema è che tanti non sono nemmeno arrivati alla seconda parte del video. Irritati da affermazioni tipo “non siamo molto meglio dei nostri antenati vichinghi”, migliaia di commentatori hanno scatenato il loro sdegno online. Il video al momento è fermo a 120mila voti negativi (contro 14mila positivi) su Youtube, mentre il secondo – più breve, appena 45 secondi – ha comunque 23mila voti negativi (e appena 2mila positivi). Significativo, dal momento che il canale ufficiale della SAS ha appena 13mila iscritti.

Le reazioni. L’identità ai tempi dei social network.

“C’è del marcio in Danimarca”.

È stata una tempesta mediatica su cui si sono buttati in molti. Per primi, i partiti nazionalisti hanno fatto a gara per buttare benzina sul fuoco delle polemiche. Søren Espersen, rappresentante del Dansk Folkeparti (Partito del Popolo Danese), ha dichiarato di essere “sotto shock” a causa del video che “sputa su tutto ciò che è veramente norvegese, svedese e danese” e ha richiesto al suo governo (che controlla più del 14% della compagnia aerea) di intervenire. “Avrò un cattivo sapore in bocca la prossima volta che salirò su un aereo SAS”, ha dichiarato. Probabilmente non per via delle polpette tradizionali. Ma, d’altra parte Espersen, che in passato ha sollevato molto clamore nel dibattito danese per aver definito Barack Obama “un negro”, ha idee molto personali su come definire il cattivo gusto. Nel frattempo in Svezia, Richard Jomshof dei Democratici Svedesi (partito chiaramente di ultra-destra) ha dichiarato su Facebook che il video era “diabolico nonsense e odio verso sé stessi. Ho sempre cercato di volare con la SAS, e adesso mai più. È una promessa”.

BISLACCHI is Artist for a month on the diagonales

Bisogna ricordare che nel contesto scandinavo i partiti nazionalisti – pur non essendo al governo – sono molto forti. In Danimarca controllano il 21% dei voti e in Svezia il 17,5%. Intercettano molto bene il dissenso dei cittadini spaventati, emarginati e scontenti: il timore vago, ma diffuso, di perdita dell’identità nazionale è spesso al centro della conversazione.

Questo malessere è venuto a galla in modo chiaro in questa occasione e non solo online. L’agenzia danese &Co, che ha realizzato lo spot, è stata oggetto per telefono di un allarme bomba il giorno dopo la pubblicazione. Fortunatamente si è rivelato un falso, ma la polizia è intervenuta evacuando diverse strade nel centro di Copenhagen. Tutto questo per uno spot online.

La SAS ha in un secondo momento cercato di arginare i danni in un comunicato: “Siamo orgogliosi della nostra cultura scandinava […] è un peccato che il video sia stato interpretato male e che alcuni abbiano scelto di interpretare il messaggio e di usarlo per i loro scopi”. SAS ha affermato che i suoi canali social sono stati “dirottati” da un “attacco online”, e che “non può accettare di essere una piattaforma per valori che non condividono”. Quindi ha disattivato i commenti. La compagnia rivale Norwegian Air non ha fatto tardare la sua reazione, pubblicando una vignetta di un affetta-formaggio (invenzione norvegese, nessuno lo mette in dubbio) con la scritta “almeno nessuno ci può portare via questo”.

almeno nessuno può portarci via questo

Cosa è successo esattamente?

È difficile da dire. Le ovvie strumentalizzazioni politiche ci sono state, così come sembrerebbero confermati attacchi coordinati online da parte di vari gruppi o soggetti delle costellazioni alt-right – basta guardare le molte “videorisposte” che sono fiorite su Youtube da parte di commentatori in genere molto bianchi, biondi e arrabbiati con nomi che non lasciano tanti dubbi, tipo “Arch Warhammer” (Arcimartello da guerra”) e “Forgotten Patriot” (Patriota Dimenticato). Questi video – che rievocano le conquiste vichinghe (senza menzionare le violenze che le accompagnavano) o i più recenti meriti di intellettuali e scienziati scandinavi – fanno leva su un mix di fonti storiche, luoghi comuni e cultura pop e non vanno assolutamente sottovalutati. Perché è così che si creano e rafforzano le narrazioni condivise.

Attraverso le serie tv, i video virali su Youtube e i meme: il “rumore di fondo” che alla fin fine influenza o determina l’opinione di milioni di persone su qualsiasi argomento. Un commentatore online, sedicente storico di professione, fa riferimento alla famosa serie tv Vikings per rafforzare una sua tesi: il problema è non rendersi conto che si tratta di un problema. Tanto varrebbe usare I Borgia per parlare di rinascimento italiano…

Quali sono gli effetti?

Dando un’occhiata ai commenti ai video di risposta, si passa rapidamente da opinioni moderate ad altre decisamente più aggressive, dove si lamenta il declino culturale in corso, e si scarica la colpa su fattori come “globalismo”, marxismo, femminismo – in pratica, qualsiasi cosa che non sia nazionalismo bianco. In particolare, l’immagine di un giovane nero che invoca la tradizione storica dei vichinghi ha mandato in corto circuito molti commentatori, che non sono in grado di conciliare pacificamente l’idea di identità culturale (chi nasce e vive in un luogo si identifica con quella cultura) con quella etnica o razziale (…ma solo se ha la pelle del colore giusto). I commenti erano esposti con un linguaggio talmente offensivi che sono stati poi disattivati [n.d.r].

Gli ambienti online non-moderati sono visti come luoghi sicuri in cui si possono esprimere anche opinioni violente e apertamente razziste senza pensare alle conseguenze. Questi sono commenti visibili a tutti, in pubblico, su Youtube, dopo una ricerca di pochi secondi.

È importante capire che non tutti gli utenti nutrono opinioni così violente, ma mentre la maggioranza resta silenziosa, le minoranze più aggressive si fanno sentire, specie se non incontrano resistenza. L’odio ribolle appena sotto la superficie e così si moltiplica.

Cosa possono fare gli educatori?

Chi scrive è dell’avviso che una campagna pubblicitaria come questa sia stata una scelta troppo azzardata e controproducente, non solo dal punto di vista di marketing, ma anche della comunicazione in generale. I tempi in cui viviamo sono caratterizzati da una estrema polarizzazione delle opinioni, e un messaggio come “Cosa è Scandinavo? Assolutamente niente” risulta troppo provocatorio e aggressivo, non invita nessuno ad avvicinarsi a valori come diversità, tolleranza e apertura al dialogo.

L’identità culturale è un costrutto artificiale, ma è comunque molto importante per moltissime persone. Un attacco all’identità nazionale o storica provoca reazioni difensive anche da chi normalmente è aperto al confronto di idee. Un messaggio aggressivo come “la tua identità non vale niente” finisce per essere controproducente e incendiario.

Gran parte della comunicazione populista e nazionalista è basata sul vittimismo e sul senso di essere sul punto di perdere qualcosa di importante (economia, terra, valori, cultura) ed è cruciale non alimentare queste sensazioni. Le idee razziste sono in attesa appena sotto la superficie, e di tanto in tanto riemergono nel dibattito politico anche ai massimi livelli: un consigliere di Boris Johnson ha affermato di recente che “negli USA la diversità etnica provoca la morte dei bianchi”. Alla luce di un clima così incandescente è sempre più importante proporre narrative veramente alternative con prudenza e tatto ed evitare invece di promuovere idee basate su supremazia e aggressione, anche se in una direzione diversa. Questa è la prima lezione che si può imparare dalla storia dello spot SAS.

Un altro aspetto da prendere in considerazione è che bisogna tenere la guardia sempre alta, presidiare gli spazi di discussione, mantenere una presenza attenta e critica nei media tradizionali e sociali. Non solo da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine, ma anche come cittadini e società civile. Intere pagine pubbliche diventano spirali di odio senza fondo e vengono invase da opinioni violente incontrastate, che sarebbero illegali in qualsiasi altro luogo fisico. Ciò però avviene anche perché ai commenti carichi di odio non viene opposta nessuna voce moderata, un invito all’approfondimento, al dialogo.

È dimostrato (vedere nei link alcune risorse per approfondire) che molti utenti giovani o giovanissimi capitano per caso su queste sezioni di commenti (selezionate dagli algoritmi di Youtube in quanto molto popolari) ed entrano così in contatto per la prima volta con idee violente. Questo, per alcuni, è il primo passo verso l’estremismo vero e proprio.

Published with kind permission of “DODO” By Eurodesk Italy, n. 3 2020

Fonti

www.marketplace.org/shows/marketplace-tech/killers-are-being-radicalized-online-whose-responsibility  

https://www.giovaniemedia.ch/it/esperti-conoscenze/temi-centrali/estremismo-radicalizzazione-2017-2019.html

www.thelocal.dk/20160620/danish-youth-party-obama-a-negro-without-talent

https://scramnews.com/boris-johnson-andrew-sabisky-ethnic-diversity/

*Carmine Rodi Falanga, Italian, studied business administration to discover that he did not want to work in a company. Experience as a journalist, blogger, he works as a trainer and consultant of non-formal and experiential education in Italy and Europe. Has co-founded and is today President of the Social Cooperative Muovimente, in Viterbo. In 2005 he completed the “Training for Trainers” promoted by Salto-Youth and in 2014 he studied natural and rites of passage with “The school of lost borders” in California.He invests all the time he has beyond work, personal and family life watching movies, TV series and reading and video games. Carmine considers all this “a necessary investment in his professional development”. He invests all the time he has beyond work, personal and family life- watching movies, TV series, reading and video games, and considers all this “a necessary investment in his professional development“. Of course, no one believes him. His blog [https://carminerodi.blog/] talks about “stories, travel and people”.