L’insostenibile leggerezza della mitezza

by Claudia Sbarra, Italian, exclusive for The diagonales

“… se potrei d’una pazza purezza, d’una cieca pietà
vivere giorno per giornodare scandalo di mitezza.”
“Non è amore…”, Pier Paolo Pasolini

Finalmente ho capito qual è la virtù o il dono di cui un essere umano deve essere dotato.
In molti sono a dire che quello che più è apprezzato in un uomo è il senso dell’umorismo e una certa comicità di fondo che serve a tenere saldo un rapporto e a renderlo intrigante. Una certa auto ironia, un prendersi gioco di sé, uno sdrammatizzare i propri difetti ridendoci su….
Vero ma non basta, la virtù per eccellenza, anche se la meno gettonata, è la mitezza. Quella mitezza tanto decantata nelle beatitudini, Gesù dice infatti: “beati i miti perché erediteranno la terra” e che si ispira al Salmo 37, 11: “I poveri avranno in eredità la terra e godranno di una grande pace”.

Senza andare necessariamente a pescare nelle sacre scritture, molti sono i non credenti in giro, sicuramente anche un laico convinto converrà, vocabolario alla mano, che la mitezza appartenga a quella persona dal carattere dolce e umano, disposto alla pazienza e all’indulgenza. Insomma, quelli/e dotate di un cuore gentile e che rifuggono gli scontri.
Viene da sorridere a pensare quanti sono ai nostri giorni, uomini e donne, assai poco dotati su questo fronte. Mi ci metto anch’io. È convinzione comune che il mite possa in qualche modo essere confuso con qualcuno dal carattere debole, remissivo, insicuro, non certo quella persona che invece il mite, allo stato puro, rappresenta: saggio, illuminato, lungimirante. Vuoi mettere!!!
Oggi il mondo vuole essere di quelli arroganti, urlatori di professione, che sanno farsi rispettare battendo i pugni sul tavolo, promettendo cose più grandi di loro, strafottenti, magari anche un po’ senza scrupoli che cercano e ambiscono a ruoli altisonanti per dare spazio al loro ego troppo spesso assetato di potere e di visibilità.

Io adoro quelli che sanno entrare nella vita in punta di piedi. Quelli che sanno stare al mondo senza voler apparire, quelli che sussurrano e che della loro “mitezza” sanno fare il loro punto di forza. Quelli che si commuovono di fronte alle meraviglie del creato, che hanno un cuore sensibile di fronte alle ingiustizie e che si sentono dei paladini della verità. Qualcuno dirà: come parli bene ma nella vita reale se non tiri fuori le unghie sei fregato. Guarda nei posti di lavoro o in politica quanti sono lì a sgomitare, a tramare, a calpestare, pur di farsi avanti ed emergere incuranti dei modi e dei mezzi adoperati per raggiungere l’apice, il successo, la visibilità.
Molto spesso bravi a promettere e incapaci a mantenere.

Cosa ti darà mai la mitezza che te la fa sembrare così preziosa e all’apparenza così irraggiungibile? Te lo dico subito: la sapienza. La virtù morale per eccellenza, la condizione di perfezione intellettuale che sottintende una grande conoscenza, per intenderci la sapienza degli antichi filosofi. Nel significato più ampio del termine “una dote intellettuale ma anche spirituale e morale che appartiene al saggio, a coloro che sanno muoversi con discernimento nel giudicare e nell’operare.

Mi chiedo come mai non esista un insegnamento alla mitezza, siamo pieni di scuole, corsi di perfezionamento, master, stage di tutti i tipi ma non ho mai sentito parlare di una scuola, di una struttura dove si insegni a praticarla e a diffonderla. Se esistesse non farebbe alcun danno. Le religioni, più o meno tutte, la suggeriscono e la propongono come pilastro fondamentale, così come le varie correnti filosofiche, la pratica dello yoga e la meditazione che te la fanno toccare con mano, ma non basta, bisognerebbe praticarla sul campo tutti i giorni per un certo lungo lasso di tempo per farla tua e capire quanto fa la differenza averla e non averla.

Il mite sa vivere bene, sa dare e prendere, non si sente minacciato e sa di non essere un pericolo per nessuno. Sorride, si concede, ti ascolta, è presente a sé stesso nella misura in cui sa di essere un buon riferimento per gli altri.
Non si monta mai la testa, ti indica la strada migliore per arrivare alla tua meta, se tu gliela chiedi, ma lo fa con dolcezza, non si sente depositario di nessuna verità ma in cuor suo ne conosce parecchie, sa perdonare. Dedica molto tempo alla cura dell’anima, al suo io più intimo, scava fino in fondo per portare in superfice il suo tesoro più prezioso per ripulirlo dalle scorie del quotidiano che ci si sono depositate sopra per portarlo fuori sfavillante e fruibile. Ecco questo, nel mio piccolo, io sto imparando a fare ma ci sono arrivata da sola dopo anni e anni di detriti accumulati dentro. Ma deve essere un esercizio quotidiano se non vogliamo che il meglio che sta in fondo ad ognuno di noi rimanga sepolto per sempre e perda quella sua lucentezza.

Se ti piace l’idea di praticare la mitezza comincia a scavare dentro di te e troverai il tuo tesoro da condividere con gli altri. Forse non riusciremo a diventare sapienti nel senso più compiuto del termine ma avremo imparato a regalarci una migliore qualità di vita. Buon lavoro


Claudia Sbarra è nata a Roma dove tuttora vive. Ha conseguito una laurea in Lettere moderne (indirizzo antropologico) e a seguire un diploma di laurea in Riabilitazione motoria. Nel 2017 è stata pubblicata la sua prima opera A BASSA VOCE, nel 2019 IN CONFIDENZA, a breve ne uscirà una terza. Le piace indagare sui dubbi e le fragilità delle persone.