La città sopra le nuvole. Un dolce atto d’amore verso la slow town

by Claudia Sbarra, Italian, exclusive for The diagonales –

Eccoti li, sospesa fra le nuvole, galleggiare immobile ed evanescente nelle prime luci dell’alba. Ci fronteggiamo, una profonda vallata ci separa ma a quest’ora scompare perché sovrastata da un candido mare di vapore acqueo.
Sei lì sospesa come per magia fra cielo e terra, un incantesimo che ti fa pregiata ed unica agli occhi di chi può cogliere questi momenti di pura estasi.

Orvieto, nave sospesa, dove le guglie della cattedrale bucano le nuvole mentre la torre dell’orologio ti fa da sentinella. Il rintocco delle campane scandisce le ore e si propaga per la vallata sottostante. Tu rimani lì fissata ad ormeggi invisibili, non ti muovi, sei un punto saldo che sfida i venti e le intemperie. Niente ti turba, niente ti
spaventa, il tufo su cui poggi ti fa da sostegno, ti dà stabilità e ti cinge tutta attorno, come in un abbraccio, sfidando le erosioni dei secoli.
Slow town, città lenta, sapiente, che non ti affanni, che fai sentire chi ti visita in una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo.
Città dalle possenti e antiche porte d’accesso alte e imponenti, che ami vivere in pace ma che nei secoli hai saputo resistere agli attacchi.
Città fortificata dai mille passaggi segreti che ti catapultano in un mondo parallelo sotterraneo e affascinante, previdente e laboriosa dove non si lascia niente al caso ed è proibito farsi cogliere alla sprovvista.
Città dalle mille risorse quando, in caso di assedio, il pozzo di San Patrizio, opera magna per eccellenza, era lì a fornire acqua ai tuoi abitanti consentendoti così la sopravvivenza.

Orvieto furba, sorniona, misteriosa, ironica, o raccolta in preghiera nelle tante chiese che ti arricchiscono. All’ombra dei tuoi campanili si è fatta la storia, con il lavoro, l’ingegno, le fatiche e i sacrifici della tua gente. Artigiani dalle mani preziose ti hanno saputa abbellire: scalpellini, fabbri, scultori, pittori, architetti, ingegneri hanno lasciato il segno indelebile del loro passaggio.

Là fuori la campagna, tappeto ai tuoi piedi. Lo sfilare delle tue vigne generose che ti adornano e ti disegnano, le mille sfumature di verde dove il verde, in questa terra umbra, è segno di connotazione e di distinzione ed è un capitale che va salvaguardato.

Il sali e scendi dei tuoi colli punteggiati dagli olivi, rigogliosi e pregiati, e dai cipressi aguzzi che si inerpicano a bordo di sentieri e di strade bianche e sassose. I tuoi antichi ciottolati romani che riconducono alla Via Francigena e che hanno lasciato, nei secoli, i viandanti trasecolati nel vederti apparire davanti in tutto il tuo splendore. Sentieri preziosi che vanno riscoperti e ripercorsi a piedi, che ci mettono in contatto con la
natura e con la storia e che sono il valore aggiunto di questo “vibrante territorio ai margini” che va preservato e fatto conoscere.

Orvieto da bere, da mangiare, da degustare, da contemplare, da attraversare, da ascoltare, semplicemente da amare.


Claudia Sbarra è nata a Roma dove tuttora vive. Ha conseguito una laurea in Lettere moderne (indirizzo antropologico) e a seguire un diploma di laurea in Riabilitazione motoria. Nel 2017 è stata pubblicata la sua prima opera A BASSA VOCE, nel 2019 IN CONFIDENZA, a breve ne uscirà una terza. Le piace indagare sui dubbi e le fragilità delle persone.