Se collezionando. Viaggio nelle passioni (e ossessioni) di chi si nutre di oggetti d’arte

by Apollonia Nanni, exclusive for thediagonales

Mille tele nell’armadio! Ne manca ancora una, no, forse due.

Stavo pensando di ridurre il mobilio: al posto del divano trionferà il colorato “Balloon Dog” di Jeff Koons, il “Puppy” dello stesso autore, scultura in acciaio inossidabile ricoperta di piante e fiori, dovrei abbattere due pareti per la capienza ed eliminare il piano di sopra…meglio che rimanga nella sua postazione originale di fronte al Museo Guggenheim nella città di Bilbao: Eureka! E poi un “Hitler inginocchiato, in preghiera”, (scultura disturbante e discussa) dell’irriverente dell’Arte: Maurizio Cattelan, lo trovo più congeniale allo scopo, posizionandolo su un piano della libreria accanto ai libri d’Artista di Emilio Isgrò, uhm…pensandoci bene starebbe meglio sul mio comodino, la notte mi strapperebbe dall’angoscia di sostituirlo con uno specchio di Michelangelo Pistoletto: nel titolo “Alt” c’è risolto il mio enigma. Potrei riflettermi e riflettere al mattino, sorseggiando il primo caffè nella mia tazzina da collezione Jlly, perdermi nel Blu di Cobalto di Alessandro Mazzitelli, riflettere su come e quando abbia avuto inizio questa fantastica folle avventura, questa mia attività bulimica….

Bisogno scientifico intellettuale? Gusto del bello? Panacea contro la noia?

Non puoi privarti dal possedere una fotografia, quella “speciale” cui ambivi da tempo, di Letizia Battaglia, o l’arazzo di Alighiero Boetti, è una febbre continua inarrestabile, e si rinuncia spesso ad altro: ho conosciuto di recente una giovane coppia: Lucrezia e Fabrizio, che per arricchire la loro Collezione d’Arte hanno rinunciato a più di una vacanza, per amore dell’Arte, a detta loro: “Noi “viaggiamo” ammirando le nostre amate opere, percepiamo il respiro dell’Artista! Fantastico!”.

La cosa più difficile, scrive Nietzsche, è diventare quello che sei. Ognuno di noi nasce con un destino tracciato. Questa definizione è ben espressa nell’incipit del “codice dell’anima” di James Hillman, splendido saggio sul daimon, quella vocazione che accompagna l’individuo al compimento del proprio destino, dichiara che “ci sono più cose nella vita di ognuno, di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa”.

Tutti, fin dall’infanzia o in tempi diversi della nostra vita, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo qualcosa lo ricordano. Come una fascinazione, un’annunciazione, ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono. Spesso la singola esposizione, in intimo ambiente domestico, diventa un luogo di creazione di storie personali che coinvolgono le memorie, l’immaginazione, un viaggio emozionale! Vi “accompagnerò” nelle “stanze” delle visioni, il nostro passato il nostro presente, dipinto o scolpito da abili mani e creative menti: gli artisti.

Si calcola che in tutto il mondo sarebbero oltre diecimila i Collezionisti che acquistano opere di vario genere, soprattutto d’arte. Tra questi, la maggior parte degli italiani sono per lo più concentrati al nord: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo la cui collezione comprende oltre 1.500 opere con nomi del calibro di Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Ian Cheng, Rudolf Stingel e tanti altri. Tra i paesi esteri invece spicca New York: l’italianissimo Gian Enzo Sperone, gallerista d’arte contemporanea, da oltre cinquant’anni al vertice nella scala internazionale del settore. Uno dei più importanti galleristi al mondo, insieme a Leo Castelli è stato il primo ambasciatore della Pop Art in Italia. Collezionista indomito di Arte antica, possiede migliaia di opere, reperti preziosi di varie epoche e altri pezzi della sua collezione che ha raccolto in un volume di 750 pagine di rilevante importanza. Uli Sigg il più grande collezionista di Arte Contemporanea cinese. Molti scrittori e sociologi, da Balzac, Benjamin e Baudrillard hanno descritto l’atto del collezionare un’ossessione. C’è una misteriosa inarrestabile pulsione nel collezionare accumulare (questo stato lo descriverà meglio, più avanti Carlo Palli, precursore del Mercato Visivo in Italia), condizione tipica del giocatore d’azzardo; pronti a tutto pur di possedere l’oggetto del desiderio. Sovente, ci si avvale di un nume tutelare per essere certi delle acquisizioni, soprattutto agli inizi, disorientati e “inavvertiti”. Mi viene in mente Peggy Guggenheim, una fra le più famose collezioniste. Mercante, scopritrice di talenti del xx secolo: nel 1937 dichiarò candidamente di non capire niente di Arte Contemporanea, tanto da affiancarsi Marcel Duchamp, uno dei maggiori rappresentanti del Dadaismo, come nume tutelare. In fondo avere un proprio e vero culto per l’Arte determina uno status symbol, si subisce una “respiro degli Artisti”. Forse esiste una sorta di “egolatria” nel collezionare; che ci aiuta ad essere felici.

INTERVISTA A CARLO PALLI, PRECURSORE DEL MERCATO VISIVO IN ITALIA

Apollonia: Carlo Palli, classe 1938, mercante d’arte, gallerista, collezionista e fotografo dilettante. La sua vastissima collezione riguarda soprattutto la Poesia Visiva, Fluxus, Azionismo Viennese. Ha fatto importanti donazioni per vari luoghi d’arte come il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, il MART di Rovereto, il Museo dell’Assurdo di Castelvetro.  Quando ha scoperto di amare l’Arte?

Carlo Palli: Da ragazzo mi piaceva collezionare francobolli di Italia, San Marino e Vaticano. In sintesi posso dire che l’arte è stata per me prima di tutto un mestiere, nel senso che in questo settore ho fatto praticamente di tutto. Ho mosso i primi passi come mercante d’arte a Prato negli anni Sessanta; nel decennio successivo, e fino al ’79, ho gestito due gallerie stagionali, al Lido Degli Estensi in estate e a Roccaraso in inverno, dove mi occupavo di organizzare aste di opere d’arte. Nel 1979, invece, rilevai a Prato la Galleria Metastasio, che tenni fino al 1988. In quegli anni, fui presente alle più importanti fiere d’arte internazionali, ed essendo a così stretto contatto con l’arte contemporanea, avviai a muovermi nel mondo del collezionismo. Quell’esperienza poi si concluse, perché entrai alla Farsettiarte come libero professionista e mentre mi occupavo delle aste e dell’organizzazione delle mostre, mi lasciai sempre più trasportare dalla passione per l’arte, anche grazie ai tanti artisti che ho potuto conoscere di persona. Dopo la Farsettiarte ho diretto il Dipartimento di Arte moderna e contemporanea della Finarte di Venezia fino al 2009 anno del mio pensionamento; da allora, mi occupo a tempo pieno del mio archivio, nato, come si vede, sulla scia della professione. Ricorda Renzo Arbore quando alla fine degli anni Ottanta cantava “I’ faccio ‘o show”? Beh, io faccio questo. Mi piace inventare. Realizzo mostre a tema con il materiale della mia collezione. Sono un collezionista organizzatore di eventi. ​

Che significato ha l’attività del collezionare? È un antidoto contro la noia, una sorta di “rifugio”?

Tutti coloro che comprano quadri e opere d’arte sono etichettati come collezionisti. Secondo me è un termine di cui troppo spesso si è abusato: c’è una netta differenza fra l’essere un collezionista e l’essere un raccoglitore. Quest’ultimo, che non è meno importante del primo, è però un’altra cosa: mentre il raccoglitore acquisisce solo le opere che gli piacciono, il collezionista è costretto a procurarsi anche cose che non gli piacciono, se vanno a chiudere un buco della sua collezione. Il collezionista è un feticista, un malato cronico, vorrebbe essere l’unico detentore di ciò che colleziona e per questo motivo non si ferma al semplice acquisto dell’opera, ma ricerca cataloghi, libri, manifesti, inviti, lettere, fotografie, documenti e tutto quello che gira attorno al nome dell’artista. Il vero collezionista è questo e io non ne conosco tanti.

Quando è iniziato il suo amore o la predilezione per la poesia visiva? Mi vuole citare qualche Artista presente nella sua Collezione?

Devo dire che la mia è una raccolta viva, costituita da corpi e sottocorpi di cui individuo sempre nuovi volti. Poiché però non lo concepisco come un qualcosa di autoreferenziale, miro a diffondere fra il pubblico le varie collezioni della mia raccolta. In effetti, presa nella sua totalità si tratta di un grande insieme di nomi, argomenti, tipologie d’opera. Al suo interno, si possono individuare più collezioni, ognuna delle quali esplora un settore dell’arte contemporanea, ad esempio Fluxus, oppure la Poesia Visiva, o ancora il Nouveau Rèalisme. Fra le cose particolari ho la collezione di rinoceronti che, da assiduo frequentatore dei mercatini, ho notato trovarsi difficilmente in questi contesti. L’ho messa insieme sia acquistando nei mercatini, sia grazie a quegli artisti che conoscendo la mia passione nel tempo mi hanno donato le loro opere, realizzate appositamente per me, con protagonista questo animale.

Emilio Isgrò

Ho iniziato a interessarmi alla Poesia Visiva nei primi anni Ottanta. Le opere sono migliaia. Sono opere prime, per lo più collage, tele emulsionate, decollage, ecc.. Gli artisti sono italiani e stranieri: c’è una ricchissima varietà di nomi, ma ho privilegiato il Gruppo 70 (Miccini, Pignotti, Marcucci, La Rocca, Ori, Malquori, Perfetti e inizialmente anche Emilio Isgrò); il gruppo dei genovesi, inizialmente con Carrega, Tola, Vitone, Anna e Martino Oberto; i napoletani con Stelio Maria Martini e Luciano Caruso (in seguito trasferitosi a Firenze) e il Gruppo Logomotives di Sarenco, Arias-Misson, Bory, Blaine, Verdi e De Vree.

Altri due artisti a cui ho rivolto una particolare attenzione sono Lora-Totino e Balestrini. La collezione comprende i collagisti cecoslovacchi (Kolar, Trinkewitz, Novak, Havel, Valoch), il brasiliano Pignatari e poi Ferrando, Ferlinghetti, Giorno, Chopin, Gomringer, Dencker, Furnival, Garnier, Heidsieck, Motoyuki, Takahashi, e altri. Ho privilegiato anche l’arte femminile della poesia visiva: di Lucia Marcucci curo anche il catalogo generale delle opere. Posseggo opere di Mirella Bentivoglio, Ketty La Rocca, Anna Boschi, Marilede Izzo, Anna Oberto, Ilse Garnier, Ann Noël, Giusi Coppini, Anna Banana, Chiara Diamantini, ecc.

Una cosa che tengo a precisare e ricordare in tutte le occasioni è che gli artisti che sono presenti nelle mie raccolte e collezioni li ho conosciuti personalmente e li ho attivamente frequentati. Non posso quindi stilare una lista di preferenze, poiché per me sono stati tutti importanti alla stessa maniera.

Lei ha più volte espresso il suo apprezzamento per gli artisti italiani degli anni ’60, un’epoca florida per l’Arte, basti pensare alla Pop Art, alla Scuola di Piazza del popolo: Schifano, Giosetta Fioroni…Non ritiene che spesso all’estero i nostri Artisti siano sottovalutati?

Tutti gli artisti della Poesia Visiva (ma anche tutti gli altri movimenti degli anni Sessanta, compresi i musicisti fiorentini d’avanguardia, l’Architettura radicale, La Scuola di Pistoia e la Mail Art), sono sottovalutati e il mercato dovrà tenere conto di questo aspetto. Esiste una ricca bibliografia sulle più importanti tendenze artistiche internazionali dal secondo dopoguerra fino ad oggi, dove non manca mai la poesia visiva. La poesia visiva per esempio è nata con il peccato originale addosso: essendo nati come poeti lineari poi divenuti artisti, la critica letteraria li ha considerati artisti mentre la critica d’arte li ha considerati letterati, generando confusione anche nel mercato. Non c’è da sorprendersi infatti delle quotazioni di Ketty La Rocca (che essendo morta prematuramente ha prodotto poco) ed Emilio Isgrò, che all’inizio della loro carriera appartenevano alla poesia visiva e in seguito sono stati assimilati ad altre tendenze. Tuttavia le quotazioni maggiori si riscontrano proprio nelle opere degli anni Sessanta e Settanta. Ecco, perché a mio giudizio, come dicevo, il mercato dovrà fare i conti anche con gli altri artisti. La rumba mi sembra che sia già cominciata… Ho l’orgoglio di dire che fintanto che non sono entrato in scena io, il mercato era inesistente. Poiché ho diretto per anni l’arte contemporanea nelle case d’aste Farsettiarte di Prato e Finarte di Venezia, sono riuscito a introdurre nel mercato anche la poesia visiva. Oggi vedo che tutte le case d’asta, compreso la Sotheby’s, si occupano di questa branca dell’arte contemporanea. Se un’opera è di grande qualità i periodi da preferire sono tutti uguali. Naturalmente le opere degli anni Sessanta e Settanta sono ormai storicizzate e hanno quindi un valore aggiunto.

Qual è il suo interesse artistico attuale? Quali progetti ha per il futuro?

Per il prossimo futuro le mostre tematiche sono molte e tutte incentrate su grandi personaggi come Curzio Malaparte, Dante, Raffaello e il nostro più contemporaneo Bocelli. Tuttavia continuo a lavorare sulla Gioconda e i Leonardismi, “Vitamine” (opere su tavola nella dimensione cartolina 10×15), la Mail Art e la promozione degli artisti contemporanei, ma anche libri d’artista, rinoceronti, “Il fascino dell’oggetto“, “Musica e strumenti musicali nell’arte contemporanea“, “Viva Italia” (che sta girando in tutta l’Europa dell’Est, rinnovandosi di museo in museo), ecc … sono un’ottima occasione per stare insieme (anche organizzando gite per seguire le varie mostre sia in Italia che all’estero) e promuovere il Sistema dell’Arte Contemporanea che ho vissuto e vivo da cinquant’anni.

Il suo rapporto con gli Artisti: preferisce visitare gli studi, entrare nelle “stanze” dei creatori di sogni, o “navigare” su internet alla ricerca di nuovi talenti?

La mia raccolta è nata acquistando in passato alle aste e direttamente dagli artisti, ma una buona quantità delle opere La mia raccolta è nata acquistando in passato alle aste e direttamente dagli artisti, ma una buona quantità delle opere che possiedo oggi sono realizzazioni apposite e inerenti le mostre che organizzo che gli artisti che conosco personalmente elaborano per me e per le opportunità che il mio Archivio offre… Forse esiste una sorta di “egolatria” nel collezionare, “colleziono, dunque sono”! Oscar Wilde recitava: “Niente è più necessario del superfluo”. Ma è il superfluo quello che ci aiuta a vivere ad essere felici. L’Arte ha una funzione salvifica e necessaria per l’essere umano. Immaginate per un attimo i nostri Musei Italiani, ricchi di collezioni dei più grandi Artisti che ci hanno reso grandi nel mondo, Caravaggio, Michelangelo, Veemer, Tiziano…contenitori di altra mercanzia, senza il trionfo delle Pitture degli olii su tela del racconto dei nostri avi attraverso le pennellate di tali geni, quanto vuoto nella nostra vita! Vi siete chiesti quante incredibili storie d’amore si celano dietro la scelta del conteso bene da collezionare? Possedere l’oggetto amato avvicina ad una intima concezione di infinito, una sorta di traslazione celestiale, visionario e folle, devoto in un atto di conclamata fede. Il Collezionista! Ci sono esempi fulgidi di persone, nonostante gli affanni della vita, e per rifuggire, hanno costruito oasi immense dove ripararsi insieme a collezioni d’arte speciali. Attraverso l’arte oggi si può esprimere la nostra voce più segreta quella che spesso non trova spazio nella quotidianità, ci permette e promette di lasciare una traccia eterna della nostra storia, di ciò che siamo e cosa la vita ci ha insegnato. “In hoc signo vinces”: sono ciò che ho e quel che mi circonda è significato del mio significato. (In questo segno vincerai). Felici di rendersi tali! L’ Arte resiste oltre le distanze. Miracolo dell’Arte!


Apollonia Nanni, Italian, artista, pittrice studiosa d’arte. Scrive su diverse testate nazionali. Poliedrica, esprime la sua espressione artistica esplorando i diversi linguaggi artistici: pittura, scrittura, fotografia. Diverse sue opere figurano in diverse collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Immagine in evidenza di Apollonia Nanni

Apollonia Nanni, Italian, is artist, painter, art scholar. She writes for several national newspapers. Multifaceted personality, Apollonia expresses her artistic expression exploring different artistic languages: painting, writing, photography. Several of her works appear in various private and public collections in Italy and abroad. Cover image by Apollonia Nanni